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Tendinopatie: Cosa sono e perchè non vanno sottovalutate

Dolore, infiammazione, ridotta mobilità: i problemi ai tendini come tendinite e tendinosi possono rendere difficoltosi anche i gesti più semplici. Comprenderne origini e meccanismi è fondamentale per prevenirle ed affrontarle nel modo più efficace.

Cos’è un tendine e a cosa serve

tendini sono strutture fibrose connettivali che hanno la funzione di unire i muscoli alle ossa. Sono essi che, tramite la propria tensione, permettono la trasmissione della forza dal muscolo allo scheletro, consentendo così l’effettiva possibilità del movimento.

I tendini hanno forme e dimensioni anatomiche molto variabili, che dipendono dal muscolo di cui sono il prolungamento e dall’articolazione su cui si inseriscono. Ad esempio, i tendini degli arti inferiori che generano potenza e forza esplosiva, come il tendine di Achille o il tendine del quadricipite, sono molto corti e larghi. Al contrario, i tendini degli arti superiori che presiedono a movimenti fini e delicati delle mani e delle dita, sono lunghi e sottili.

La principale funzione svolta dai tendini è quella di immagazzinare energia elastica sotto forma di tensione, per poi rilasciarla in modo esplosivo durante il movimento. Questa capacità, detta elasticità tendinea, permette di risparmiare energia e ottimizzare la prestazione muscolare.

Perché i tendini si infiammano

I tendini, come tutte le strutture del nostro corpo, possono andare incontro a processi infiammatori e degenerativi, conosciuti come tendinopatie. Le cause possono essere molteplici:

– Sovraccarico funzionale, quando il tendine viene sottoposto cronicamente a stimoli eccessivi rispetto alla sua capacità attuale

– Microtraumi ripetuti, ad esempio per gesti sportivi o lavorativi scorretti che danneggiano progressivamente il tendine

– Alterazioni metaboliche che riducono l’apporto di nutrienti ed ossigeno ai tendini

Le zone dei tendini scarsamente vascolarizzate e irrorate sono più soggette a infiammazioni, che nel tempo possono cronicizzare dando origine a tendinosi degenerative. Anche la disposizione interna delle fibre collagene viene alterata.

Il riposo fa bene o male?

Dopo un sovraccarico o un trauma acuto a un tendine, istintivamente si tende a riposare la struttura infiammata. In realtà, diversi studi hanno dimostrato come il riposo prolungato o addirittura l’immobilizzazione peggiorino lo stato dei tendini.

Mettere completamente a riposo un tendine infatti ne altera i naturali processi fisiologici: diminuisce la sintesi di collagene, le fibre perdono la loro organizzazione funzionale e aumentano enzimi che distruggono le componenti tendinee.

Per questo, dopo un danno acuto, è meglio ridurre gradualmente i carichi sul tendine, senza però immobilizzarlo totalmente. Mantenere un certo stimolo controllato previene l’indebolimento della struttura. Anche dopo un periodo di riposo, è importante aumentare progressivamente i carichi, per adattare di nuovo il tendine.

Come curare i problemi ai tendini

Per curare tendinopatie ed evitare che si ripresentino, gli approcci terapeutici più efficaci sono:

– Esercizi controllati di carico, in particolare eccentrici, per stimolare la rigenerazione del tendine senza sovraccaricarlo

– Progressivo aumento del carico funzionale sul tendine, per riadattarlo allo sforzo

Fondamentale è correggere eventuali gesti o posture scorrette, causa del problema, ed eseguire sempre un adeguato riscaldamento prima di caricare il tendine.

Prevenire le tendinopatie è possibile, evitando in primis il sovraccarico funzionale del tendine e curando sul nascere eventuali traumi o infiammazioni. Con le giuste terapie e una corretta rieducazione al movimento, anche i tendini cronicizzati possono essere riportati a nuova salute.

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