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Fluidità e precisione del movimento umano: il ruolo sorprendente della fascia corporea

Vi siete mai resi conto di come il nostro movimento sia più fluido rispetto a quello dei robot umanoidi che tendono ad imitarci? Nonostante la tecnologia abbia fatto passi da gigante negli ultimi anni, la qualità del movimento di queste macchine non è ancora paragonabile a quella umana, i loro gesti sono meno armoniosi, più ristretti nei tre assi di movimento, ancora distanti da quelli umani, invece così perfetti e coordinati.

C’è in un organo che ci permette di essere così fluidi nel movimento; una struttura, che interconnette tutte le varie strutture anatomiche presenti all’interno del nostro organismo: questa cenerentola, dapprima scartata nelle dissezioni anatomiche, ma ora ampiamente rivalutata, è la fascia.

Cosa è la fascia

Schleip, uno dei maggiori studiosi di questo organo, definisce la fascia come una rete continua su tutto il corpo umano, che copre e collega ogni singolo organo, ogni muscolo, ogni nervo o minuscola fibra muscolare.

Si può facilmente capire come negli ultimi anni questa scoperta abbia rivoluzionato il nostro modo di pensare e ci abbia spinto a fare ricerca per rendere chiari dei concetti che, fino a qualche tempo fa, erano controversi.

La fascia corporea è un tessuto connettivo che avvolge e interconnette tutte le strutture del nostro corpo, inclusi muscoli, organi, nervi e vasi sanguigni. È una rete tridimensionale di fibre di collagene e altri componenti proteici che conferiscono resistenza, elasticità e supporto strutturale all’organismo.

Immagine endoscopica presa dal recente studio di Guimberteau. Possiamo osservare come quella patina bianca (fascia) interconnetta grasso, muscoli, piccoli vasi sanguigni e nervi.

Perchè rende fluidi i movimenti.

La fluidità della fascia corporea è dovuta a diversi fattori:

  • Composizione del tessuto: La fascia è composta principalmente da collagene, elastina e altri componenti proteici. Questi elementi conferiscono al tessuto la sua elasticità e resistenza, consentendo alla fascia di allungarsi, contrarsi e adattarsi alle diverse forze e movimenti del corpo.
  • Struttura tridimensionale: La fascia è una struttura tridimensionale che forma una rete continua in tutto il corpo. Questa disposizione permette alla fascia di distribuire le tensioni e le forze in modo uniforme, riducendo il rischio di lesioni e aumentando la flessibilità.
  • Adattabilità: La fascia è altamente adattabile. Può reagire a stimoli esterni, come il movimento e la pressione, modificando la sua tensione e la sua struttura per supportare il corpo durante diverse attività.
  • Capacità di riparazione: La fascia ha la capacità di autoripararsi in risposta a lesioni o danni. Questo processo di riparazione aiuta a mantenere la fluidità e l’integrità della fascia nel tempo.
  • Interconnessioni: La fascia è un tessuto altamente interconnesso, il che significa che le tensioni o le modifiche in una parte del corpo possono influenzare altre parti del corpo. Questa rete di connessioni contribuisce alla capacità della fascia di adattarsi e rispondere a variazioni nel movimento e nella postura.
  • Idratazione: La fascia contiene acqua e altre sostanze che la mantengono idratata. L’acqua è essenziale per la flessibilità della fascia, e la sua presenza permette di ridurre l’attrito tra le diverse strutture del corpo.

Per essere sintetici, abbiamo quindi finalmente capito come il nostro corpo ragiona in termini di movimento, interagisce con gli stimoli propriocettivi estern e gestisce i movimenti peristaltici interni, ovvero le contrazioni ritmiche e involontarie della muscolatura liscia presente negli organi cavi come l’esofago, lo stomaco, l’intestino.

In sintesi, la fluidità della fascia corporea è il risultato di una combinazione di fattori che includono la sua composizione, la sua struttura tridimensionale, la sua adattabilità e la sua capacità di riparazione. Queste caratteristiche consentono alla fascia di svolgere il ruolo fondamentale di supporto e integrazione all’interno del corpo, garantendo al contempo la mobilità, la stabilità e la resilienza.

Non solo cervello

Fino a qualche anno fa si pensava che fosse il cervello ad organizzare direttamente tutti i movimenti del nostro corpo, tramite una comunicazione diretta con le fibre muscolari. La cosa che non tornava però è che, se così fosse stato, la quantità di informazioni che doveva processare il sistema nervoso centrale sarebbe stata eccessiva, quindi difficilmente gestibile da un apparato solamente.

Oggi invece si stima che il gesto motorio sia programmato dal sistema nervoso centrale solo per il 40%, l’altro 60% viene gestito da un’altra struttura molto plastica ed adattabile che è appunto la fascia. Un’ulteriore scoperta cha ha rivoluzionato il nostro modo di pensare è che il corpo ragiona in modo molto più semplicistico, pensando solamente alle direzioni motorie lungo le quali muoversi.  Sappiamo che ci possiamo spostare nei 3 piani dello spazio e nelle 6 conseguenti direzioni motorie. Vediamole nel dettaglio:

 

 

  1. Piano Sagittale (avanti e dietro)
  2. Piano Frontale (laterale e mediale)
  3. Piano Obliquo (intra rotazione ed extra rotazione)

A questo punto viene spontaneo porsi due quesiti:

  1. Come reclutiamo un numero esatto di fibre per compiere un dato gesto? (sollevare una piuma richiede un impiego muscolare molto diverso che staccare 50 kg)
  2. Come gestiamo le direzioni intermedie nelle quali il nostro corpo di muove? (qui rappresentate dalle frecce)

La risposta più semplice possibile è che disponiamo di  recettori di movimento e di contrazione muscolare posti nella fascia. Essi sono come degli minicomputer, in grado in comunicare sia con il cervello, che impartisce il programma motorio, sia con la fascia, che fornisce le informazioni sul proprio stato di salute e sulla interazione con il mondo esterno ed i suoi stimoli.

Tramite quindi questi eccezionali strumenti biologici siamo in grado di modulare perfettamente ogni nostro gesto, sia in termini direzionali che di intensità.

Tepy
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